Le recenti elezioni amministrative in Emilia Romagna hanno visto prevalere Michele De Pascale (PD), quale nuovo presidente della Regione. De Pascale, sindaco uscente di Ravenna, succede al compagno di partito Stefano Bonaccini. Giornali e TV hanno quindi presentato il risultato come la riprova che gli Emiliano-Romagnoli hanno apprezzato la gestione delle amministrazioni a traino PD durante e dopo gli eventi alluvionali del 2023 e 2024, al punto di riconfermarle. Ma è davvero così?
Un successo relativo
De Pascale ha raccolto il 51,42% dei voti validi, contro il 43,63% di Elena Ugolini, candidata del centrodestra e principale avversaria. La vittoria appare quindi netta. Gli outsider Federico Serra e Luca Teodori si sono attestati solo al 1,94% e 1,22% rispettivamente, probabilmente perché il voto è stato molto polarizzato.
Una disfatta assoluta
Andiamo però oltre le percentuali e diamo uno sguardo ai numeri assoluti. Per farlo dobbiamo andare a cercarli sul sito della Regione, perché praticamente nessun media mainstream li riporta. Dei 3.576.451 aventi diritto, hanno votato De Pascale in 922.150. Ciò significa che solo il 25,78% ha dato la propria fiducia all’amministrazione uscente. Tutt’altro che un plebiscito.
La disfatta è ancora più evidente confrontando i dati con quelli del 2024, dove Bonaccini divenne presidente con 1.195.742 voti su 3.508.319 aventi diritto, pari al 34,08%. Anche questo dato conferma quindi il calo di fiducia verso l’amministrazione PD.
Il vero vincitore
Il dato più rilevante è però che 1.916.409 persone ha scelto di non recarsi alle urne. Totalizzando il 53,58% degli aventi diritto, il vero vincitore è pertanto il partito dell’astensionismo. Al precedente turno, avevano votato 2.373.974 persone su 3.508.319 aventi diritto, pari al 67,67%.
Un crollo così significativo in soli quattro anni non può essere attribuito a “menefreghismo” (soprattutto in Emilia Romagna, dove storicamente l’affluenza è sempre stata altissima), né tanto meno a un ricambio generazionale. Si tratta chiaramente di una scelta consapevole, probabilmente dettata dalla mancanza di valide alternative a un’amministrazione uscente totalmente sfiduciata.
Il cambio di rotta è già avvenuto
A dispetto dei titoloni, il cambio di rotta in Emilia Romagna è evidente. Gli Emiliano-Romagnoli hanno chiaramente espresso la propria sfiducia per le amministrazioni uscenti. Nonostante il bacino di voti garantito delle tante municipalizzate e cooperative a traino centrosinistra. Nonostante il controllo ferreo sui media locali.
Grosso peso hanno probabilmente avuto le tre devastanti alluvioni avvenute nell’ultimo anno e mezzo. Tutte le amministrazioni (comunali, provinciali e regionale) hanno sostenuto unanimemente il “climate change” come unica causa, nonostante le numerose evidenze di assenza di manutenzione, pianificazione errata del territorio e incompetenza, prima, durante e dopo gli eventi.
Cittadini in cerca di verità
Tutto ciò appare ben evidente ai cittadini e presto potrebbe essere sancito anche dai tribunali. Ricordiamo che diverse Procure Emiliano-Romagnole stanno indagando sui fatti e le cause. Inoltre, il Comitato Noi Ci Siamo ha presentato al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche una documentatissima richiesta di ATP, relativamente alle responsabilità di Regione Emilia Romagna, Provincia di Ravenna, Comune di Ravenna e Consorzio di Bonifica della Romagna.
Se le pronunce dovessero confermare i sospetti dei cittadini, l’amministrazione De Pascale, che già parte con un consenso molto labile, potrebbe essere solo una meteora.