Intese e alleanze
Una lunga scia di sangue e tradimenti collega la prima guerra mondiale e il genocidio di Gaza. Per capirne le ragioni occorre risalire ai primi anni del ‘900. La prima guerra mondiale vide inizialmente fronteggiarsi la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia) e la Quadruplice Alleanza (Germania, Impero Austro-Ungarico, Impero Turco-Ottomano e Bulgaria). La principale ragione del conflitto fu l’intenzione di limitare la potenza manifatturiera, economica e militare della Germania, che stava minacciando la supremazia britannica. Nel 1914 il Giappone si aggiunse alla Triplice Intesa, seguito nel 1915 dall’Italia.
Il fronte Orientale
Nel 1914 l’impero Turco-Ottomano comprendeva tutto il Vicino Oriente (le attuali Turchia, Siria, Giordania, Palestina, Iraq, Libano, Arabia Saudita). Un forte movimento nazionalista arabo in tutta l’area mirava all’indipendenza dai Turchi. In Palestina convivevano pacificamente Arabi musulmani e una minoranza di Ebrei, sia autoctoni che di recente immigrazione. La fascia di Africa al di là del Mar Rosso (gli attuali Egitto e Sudan) era invece parte dell’impero coloniale britannico, pertanto il Vicino Oriente divenne terreno di scontro (il cosiddetto fronte orientale).
La promessa di uno stato arabo
Nel 1915, Sir Henry McMahon, alto commissario britannico in Egitto, promise al muftì Hussein della Mecca la creazione di uno stato arabo indipendente, se gli Arabi si fossero sollevati contro i Turchi. La promessa riguardava la larga regione affacciata sul Mediterraneo, comprendente la Palestina. Così, nel 1916 gli Arabi insorsero e combatterono al fianco delle truppe inglesi.
La grande guerra volge al termine
Nel 1917 la guerra stava per volgere al termine. La Germania, che non aveva cominciato la guerra, ma era in procinto di uscirne vincitrice indiscussa, aveva proposto alla Gran Bretagna onorevoli condizioni di pace, con il ritorno alla situazione preesistente. La Gran Bretagna era propensa ad accettare, ma entrò in scena il Movimento Sionista Mondiale.
Il Movimento Sionista Mondiale (World Zionist Organization)
Fondato nel 1897 da Theodor Herzl, il Movimento Sionista Mondiale ha per obiettivo la fondazione di una nazione ebraica. Fra tutte le possibili mete, venne scelta la Palestina, reclamandola come patria degli Ebrei per diritto divino.
Inizialmente, solo una minoranza di Ebrei abbracciò il sionismo. Per gli Ebrei ortodossi infatti, il ritorno in Palestina prima dell’avvento del Messia sarebbe eresia. Altri sostennero che il sentimento antisemita diffuso in Europa, per ragioni religiose ed economiche, non avrebbe potuto che peggiorare con la fondazione di uno stato etnocentrico ebraico, pertanto, meglio l’integrazione.
Il Movimento Sionista Mondiale però poteva (e può ancora oggi) contare sul patrocinio di potenti famiglie, come i baroni Hirsch e Rotschild, nonché la potentissima lobby finanziaria negli USA e in Inghilterra.
La dichiarazione di Balfour
Alla fine del 1916, i sionisti proposero a Lord Balfour (ministro degli esteri della Gran Bretagna) un accordo: l’entrata in guerra degli USA al fianco degli Alleati, per far vincere Londra, in cambio di una dichiarazione pubblica in cui la Gran Bretagna si facesse garante per la costituzione di “un focolare domestico per il popolo ebraico in Palestina”, esattamente come riportato nella lettera di Lord Balfour a Lord Lionel Walter Rotschild.
Il sanguinoso epilogo della grande guerra
La Gran Bretagna quindi ruppe l’accordo di pace, gli USA entrarono in guerra nell’Aprile 1917 e le sorti del conflitto cambiarono. Dopo altri due sanguinosi anni di guerra, la Germania ne uscì pesantemente sconfitta. Sul fronte orientale, gli Arabi subirono 600.000 perdite, ma alla fine del 1918 i Turchi furono estromessi.
L’accordo di Sykes-Picot: un doppio tradimento
Al termine del conflitto, gli Arabi reclamarono la Palestina, come promesso da McMahon. Lo stesso fecero i sionisti, in accordo alla dichiarazione di Balfour. All’insaputa di entrambi però, all’inizio del 1916, la Gran Bretagna aveva firmato con la Francia l’accordo di Sykes-Picot, con il quale si spartivano il Medio Oriente: nessuna nazione araba indipendente era prevista, e la Palestina sarebbe divenuta protettorato inglese.
La fine della prima guerra mondiale: il prologo della seconda e dei genocidi di Palestinesi ed Ebrei
La neonata Società delle Nazioni ratificò l’accordo franco-inglese. Al termine della grande guerra quindi, Ebrei e Arabi di Palestina si trovarono a convivere sotto il giogo britannico.
Parallelamente, nella Germania smembrata, impoverita e umiliata, montava il risentimento verso gli Ebrei, che fino ad allora erano potenti, stimati e rispettati come in poche altre zone di Europa: i tedeschi vissero come un tradimento l’intervento sionista e della sua potente lobby finanziaria, senza il quale le sorti della grande guerra sarebbero state ben diverse.
Il sionismo sotto il mandato britannico
Sotto il mandato britannico, l’immigrazione ebraica in Palestina subì una forte accelerazione, grazie all’organizzazione sionista, che con ingenti capitali e la protezione britannica mise in atto un vero e proprio piano di colonizzazione, in cui gli Arabi venivano pesantemente penalizzati e discriminati.
L’area divenne quindi teatro di continue tensioni, rivolte e attentati, sia contro l’occupante coloniale che fra Ebrei e Arabi. Quando gli Inglesi, preoccupati per la stabilità della regione, tentarono di porre un freno all’immigrazione ebraica e di gettare le basi per la formazione di due stati etnocentrici indipendenti, l’opposizione sionista fu violenta e totale. Gli Arabi si opposero invece per il timore (a posteriori più che fondato) che la spartizione di terre e risorse andasse in totale favore degli Ebrei e a loro discapito.
Durante la seconda guerra mondiale e negli anni che la precedettero, i sionisti in Germania e Italia collaborarono con i nazifascisti, con l’intento di spingere quanti più ebrei possibile ad emigrare, per accelerare la colonizzazione della Palestina. Si arrivò pertanto all’apparente paradosso di Ebrei (in realtà sionisti khazari) che spingevano per la discriminazione, deportazione e sterminio di altri Ebrei.
Il suprematismo sionista
Ciò non deve stupire: fin dalla sua fondazione, il sionismo professò il diritto alla terra di Palestina come proprio obiettivo e la supremazia del popolo ebraico. Già nel 1896, Herzl parlava della popolazione araba palestinese senza menzionarne il nome, descrivendoli come bestie selvagge da eliminare.
Il sionismo è tutt’oggi abbracciato principalmente dagli Ebrei di discendenza khazara. Questi “falsi Ebrei” costituiscono una potentissima lobby finanziaria che detiene il potere di emettere dollari e lo utilizza come strumento di dominio. Il movimento sionista, khazaro, è dietro alle più grosse sciagure accadute negli ultimi 100 anni.
Gaza, vittima sacrificale del sionismo khazaro
Gaza e Cisgiordania sono oggi “riserve indigene” in via di estinzione, per l’accerchiamento da parte della Israele khazara sionista. Il piano più ampio è la costruzione della Grande Israele, cioè la ricostituzione del khanato di Khazaria, che comprendeva l’area che va dall’odierna Ucraina all’Egitto.
Vi sono inoltre enormi interessi economici in gioco, fra i quali i giacimenti di petrolio e gas al largo della costa di Gaza e il progetto di un nuovo canale, alternativo a quello di Suez, che dal Mediterraneo sboccherebbe nel golfo di Aqaba.
I Palestinesi di Gaza e Cisgiordania sono vittime sacrificali: il piano prevede la loro completa sparizione. Si tratta di un vero e proprio genocidio, passato sotto silenzio dal mondo occidentale, poiché l’attuale governance di USA e UE è totalmente controllata dalla cupola khazara, così come tutti i media mainstream.