Boicottaggi e Sanzioni contro Israele

Boicottaggi e Sanzioni contro Israele

BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele) è il movimento che sta tornando al centro del dibattito internazionale, complici le recenti tensioni a Gaza. Da quasi vent’anni, questo movimento, a guida palestinese, chiede a Israele di rispettare il diritto internazionale e pone sotto i riflettori l’urgenza di una pressione collettiva per cambiare la situazione nei Territori Palestinesi.

Recentemente, il gruppo finanziario francese AXA ha concluso il disinvestimento da alcune banche israeliane, accusate di sostenere gli insediamenti nei territori occupati, una pratica definita illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia. Questo rappresenta uno degli ultimi traguardi raggiunti dal movimento, che negli ultimi mesi ha acquisito slancio a livello globale, sottolineando l’importanza di strumenti come il boicottaggio economico e culturale per fare pressione su Israele.

Le origini e le azioni del movimento

Fondato nel 2005 dalla società civile palestinese, il movimento è non violento, decentralizzato e attivo in tutto il mondo, Italia compresa. Le sue richieste principali includono la fine dell’occupazione dei territori palestinesi, l’abolizione dell’apartheid verso i cittadini arabo-palestinesi e il ritorno dei profughi palestinesi. Le sue strategie si basano su tre azioni principali: il boicottaggio di aziende accusate di complicità, il disinvestimento da attività economiche collegate a Israele e la promozione di sanzioni da parte dei governi.

Tra le campagne del movimento spiccano il boicottaggio accademico, culturale e sportivo, oltre a iniziative mirate contro aziende specifiche. Puma, ad esempio, ha interrotto i rapporti con la Federcalcio israeliana a seguito delle pressioni ricevute, mentre altre imprese internazionali sono attualmente sotto osservazione. Il movimento mantiene aggiornate le liste di aziende su cui indirizzare le azioni di pressione, basandosi su dati forniti da fonti autorevoli.

Ad un anno dagli eventi del 7 ottobre che hanno travolto il Medio Oriente e dopo il mandato d’arresto internazionale dell’Aia per Benjamin Netanyahu e per l’ex ministro della difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza, vincolante per i 124 Paesi che ne riconoscono l’autorità, il BDS è tornato d’attualità.

Crescita e ostacoli

Nel corso degli anni, molte personalità della cultura e dello spettacolo hanno sostenuto il movimento, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica. Tuttavia, Israele e alcuni Stati americani hanno reagito con leggi specifiche per limitare l’impatto del movimento. Nonostante ciò, il sostegno globale è aumentato, con numerosi successi registrati in vari settori, dalle università ai governi locali, fino ad aziende e sindacati.

In Italia, ad esempio, il Senato accademico dell’Università di Torino e diversi consigli comunali hanno preso posizione a favore delle richieste del movimento. Anche a livello internazionale, organismi come il Fondo sovrano norvegese hanno interrotto investimenti in obbligazioni israeliane, dimostrando l’efficacia delle campagne.

Verso un cambiamento

Decisioni recenti di organismi internazionali sembrano confermare la validità delle richieste del movimento. Il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha chiesto l’embargo sulle forniture militari a Israele, mentre altre organizzazioni hanno sollecitato sanzioni economiche, culturali e sportive. Questi appelli si ispirano al precedente del Sudafrica, dove la mobilitazione internazionale contribuì alla fine del regime di apartheid.

Il movimento continua a raccogliere consensi, dimostrando che iniziative globali e non violente possono influenzare il corso degli eventi, sottolineando l’importanza del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

I marchi più soggetti a boicottaggio

  • Carrefour (Francia): Coinvolta in violazioni attraverso Carrefour-Israele, che ha sostenuto soldati israeliani con donazioni durante le operazioni a Gaza. Nel 2022, ha collaborato con Electra Consumer Products e Yenot Bitan, accusate di gravi violazioni contro i palestinesi.
  • Chevron (USA): Principale multinazionale che estrae gas nel Mediterraneo orientale, contribuendo al sistema economico israeliano e aggravando la crisi climatica e l’assedio di Gaza.
  • Hewlett Packard (HP): Fornisce servizi tecnologici alle istituzioni israeliane, sostenendo l’apartheid e il controllo della popolazione palestinese.
  • Puma (Germania): Sponsorizza la Federcalcio israeliana, attiva in insediamenti illegali. Sebbene abbia annunciato il non rinnovo del contratto nel 2024, resta complice fino alla scadenza.
  • Siemens (Germania): Coinvolta nell’Euro-Asia Interconnector, che collega insediamenti illegali in territorio palestinese all’Europa. I suoi elettrodomestici sono venduti a livello globale.
  • AXA (Francia): Investe in banche israeliane legate a crimini di guerra e all’occupazione, senza prendere misure contro Israele, nonostante l’impegno contro altre violazioni internazionali.
  • SodaStream e Ahava (Israele): Operano in insediamenti illegali e contribuiscono al dislocamento delle comunità palestinesi e alla discriminazione.
  • RE/MAX (USA): Commercializza immobili in insediamenti illegali, favorendo la colonizzazione dei territori palestinesi occupati.
  • Prodotti israeliani nei supermercati: Frutta, verdura e vini etichettati come “Prodotto di Israele” spesso provengono da insediamenti illegali. I consumatori sono invitati a boicottarli.

Obiettivi di disinvestimento

  • Elbit Systems: Maggiore azienda di armi israeliana, “testa” le sue tecnologie sui palestinesi e contribuisce all’apartheid con strumenti di sorveglianza e droni.
  • Intel: Ha investito massicciamente in Israele, con impianti costruiti su terre palestinesi espropriate.
  • CAF (Spagna): Gestisce la Jerusalem Light Rail, che serve insediamenti illegali, beneficiando dei crimini di guerra.

Obiettivi di pressione

  • Google e Amazon: Forniscono tecnologie al governo israeliano, supportando operazioni militari e l’apartheid.
  • Disney: Attraverso i Marvel Studios, promuove narrazioni che legittimano la violenza coloniale e l’apartheid israeliano.
  • McDonald’s e altre catene globali: Alcuni franchise supportano direttamente l’esercito israeliano, attirando boicottaggi locali.

Un’azione globale e coordinata

Scrivono i gruppi che boicottano i prodotti Israeliani: concentrarsi su queste aziende garantisce il massimo impatto nel contrastare le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi, promuovendo un’azione globale coordinata.

Agite Agite ora contro queste aziende che traggono profitto dal genocidio del popolo palestinese
02/12/2024
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