Il 30 settembre 2024 segna la fine ufficiale del LIBOR (London Interbank Offered Rate) per il dollaro USA, una scadenza tecnica sta sconvolgendo i piani di Davos.
Londra non sarà più in grado di generare dollari privatamente e in autonomia presso la FED, al costo di pochi irrisori decimali di tasso extra.
L’ultima volta che un sistema-banca ha dovuto ottenere dollari in emergenza, UBS nel periodo post-subprime, la Svizzera è stata costretta come pegno a rinunciare al segreto bancario.
Contesto e Importanza del LIBOR
Il LIBOR è stato a lungo un punto di riferimento cruciale nei mercati finanziari globali, utilizzato per determinare i tassi di interesse su una vasta gamma di strumenti finanziari, tra cui mutui, prestiti aziendali, derivati e altri prodotti finanziari.
Tuttavia, dopo una serie di scandali riguardanti la manipolazione dei tassi e l’evoluzione del panorama finanziario, si è deciso di abbandonare gradualmente il LIBOR a favore di tassi alternativi più affidabili.
La Transizione dal LIBOR al SOFR
La fine del LIBOR per il dollaro USA fa parte di un processo di transizione più ampio che coinvolge anche altre valute e tassi di riferimento.
Il passaggio al Secured Overnight Financing Rate (SOFR) come alternativa primaria per il dollaro USA è stato già avviato con l’obiettivo di ridurre l’influenza esterna sulla politica monetaria americana e rappresenta un cambiamento monumentale perché potrebbe mettere in difficoltà le banche europee aumentando i costi del prestito in dollari.
Implicazioni per i Mercati Finanziari
J. Hoft e T. Luongo hanno discusso le numerose implicazioni di questa transizione. Uno degli aspetti più critici è come le banche e le istituzioni finanziarie gestiranno i contratti esistenti che fanno ancora riferimento al LIBOR. La transizione comporta rischi legali e operativi significativi, poiché molti contratti potrebbero non avere clausole chiare per la sostituzione del tasso di riferimento.
L’intervista
J. Hoft e T. Luongo concludono che, nei prossimi mesi, la probabilità di una guerra sarà molto alta in Europa, visti gli squilibri irrimediabili presenti nello Stato del subcontinente, erede dei progetti nazisti.
Sapendo benissimo che la Cina è d’accordo con l’UE per lA de-dollarizzare, in realtà, questa comunità di intenti esiste da molto tempo, ma oggi siamo al punto.
Aspetti Geopolitici ed Economici
Si prevedono quindi un Euro più debole e potenziali crisi bancarie e conseguenti crisi politiche in vari paesi europei, inclusa la potenziale uscita dall’euro in primis della Germania, già duramente provata dalla crisi Ucraina e dal sabotaggio del Nord Stream 2 AG.
La Germania, comunque in surplus commerciale, non avrà più interesse a finanziare, ad esempio, il deficit in dollari, ma la Transizione scatena il terrore della cicala Francia che non accetta di fare sacrifici. La situazione potrebbe spingere verso i conflitti, con potenziali scenari di guerra menzionati come possibili conseguenze.
Infine, l’Africa è un punto chiave per le future manovre strategiche globali, perché se è vero che la disponibilità di dollari gioca un ruolo fondamentale negli equilibri di interi sistemi Paese, è altrettanto vero che le merci esportate dai Paesi in surplus commerciale, Cina e Germania su tutti, necessitano di clienti. Clienti che, in assenza di un consumo americano sempre più autarchico e soggetto a tariffe a tutela della concorrenza, dovranno essere sostituiti da altri consumatori; da qui l’interesse soprattutto cinese per i futuri consumi africani.
Il Ruolo della Tecnologia
Hoft ha sostenuto che le piattaforme di trading automatizzate e l’uso avanzato dei dati potranno aiutare le istituzioni a gestire meglio i rischi associati alla fine del LIBOR. Tuttavia, sottolinea che la tecnologia non può risolvere tutti i problemi e che le condizioni sono assai critiche e difficilmente prevedibili.
Conclusioni
Creato negli anni ’60, il LIBOR è diventato un tasso chiave per la valutazione del dollaro nei mercati offshore, ma la sua fine rappresenta una sfida epocale per i mercati finanziari. La manipolazione del LIBOR ha dimostrato l’incapacità della Federal Reserve di controllare pienamente la politica monetaria.