Lo scorso 23 ottobre è partita per le prime 50.000 persone scelte a campione, la seconda fase di sperimentazione del famigerato IT Wallet: il portafoglio digitale italiano, istituito ufficialmente con il decreto legge n.19 del 2 marzo 2024, progetto pilota che, nelle intenzioni della UE, dovrebbe confluire nel EUDI Wallet europeo a partire dal 2026.
Il pretesto è il solito: semplificare l’accesso e l’erogazione di servizi pubblici e privati, digitali e fisici per facilitare la verifica della propria identità.
Una minaccia per la Privacy
IT Wallet potrà essere utilizzato anche per l’accesso ai Siti Web e ai Social Media, rappresentando una seria minaccia per la privacy degli utenti.
Sarà molto più del già assai diffuso SPID per il riconoscimento e l’autenticazione che include le informazioni della carta di identità e del codice fiscale.
Non a caso si è deciso di inserirlo all’interno dell’immancabile app IO, già tristemente famosa per la Certificazione Verde COVID-19 (Green Pass).
L’app IO include già PagoPA il sistema di pagamento favore delle pubbliche amministrazioni a cui si accede con le proprie credenziali SPID o CIE.
Le due fasi di adozione
Nella prima fase IT Wallet mira a far confluire qualsiasi documento: patente, passaporto, fascicolo sanitario elettronico (FSE), tessera elettorale, titoli di studio e via via il modello ISEE, abbonamenti ai mezzi pubblici, ai concerti e qualsiasi altro servizio.
Perfino prescrizioni farmaceutiche, polizze vita, assicurazione malattia, SIM prepagate, visti di viaggio, check-in per voli e hotel, Smart Contract con Firma Digitale, affiliazioni professionali ecc.
Nella seconda fase imporrà un unico modo per identificarsi su tutti i conti bancari e autorizzare i pagamenti tramite l’Euro Digitale emesso direttamente dalla BCE.
Vite sotto controllo totale
L’evidente scopo di questa gabbia digitale, è fornire agli speculatori profilazioni ancora più puntuale, della sterminata mole di dati sensibili dei cittadini italiani ed europei.
Un inestimabile patrimonio pubblico, da archiviare sui privatissimi data-center residenti negli USA e in Israele e gestite dalle solite Big-Tech col benestare della UE.
Circoscrivendo in un’unica identità digitale tutte le attività che ognuno effettua su internet, le “autorità” avrebbero un totale controllo sulla vita di ogni singola persona.
Italia paese pilota nella UE
Ancora una volta L’Italia, come ci tengono a rimarcare, è stato selezionato come paese pilota anche per questa sperimentazione di massa che secondo il loro programmi nel 2026 dovrebbe confluire nell’identità digitale europea.
Sul sito dell’UE leggiamo “inosservabilità” un neologismo orwelliano per rassicurare che le attività online rimangono private e invisibili agli altri utenti, ma non alle autorità.
Questo nuovo termine, non basta ad occultare l’assenza totale di tutela in rete; “anonimato”, viceversa, frenava le azioni governative e private a minaccia della privacy.
Un’ennesima falsa promessa perché combinando IT Wallet con l’account Google o utilizzando dei semplici cookie, chiunque potrà facilmente risalire alle attività di qualsiasi utente.
L’importanza di dire NO!
Le “autorità” contano di convincere una massa critica di cittadini ad installare IT Wallet sui propri smartphone, per poter dichiarare “fuori corso” sia i documenti fisici che il denaro contante.
Ciò potrebbe indurle a subordinare il riconoscimento di diritti umani fondamentali come: libertà di cura, di espressione e di movimento; all’osservanza di criteri di conformità stabiliti di volta in volta, dal governo o dall’organismo internazionale di turno.
Pertanto l’adozione di IT Wallet, giocherà un ruolo cruciale nel suo eventuale successo e sarà fondamentale per cittadini e imprese, restare uniti nel dirgli NO!
Non occorre barattare le proprie libertà in cambio di presunte facilitazioni nell’accesso ai servizi pubblici e privati che spettano già di diritto a tutti.
Purtroppo molte persone sono ancora inconsapevoli, sui rischi insiti nelle sempre più pervasive tecnologie digitali, in termini di perdita di diritti e libertà. La frase che più spesso ricorre nei loro commenti sui Social è: “ma tanto, io non ho nulla da nascondere”.
Chi oggi crede di non aver “nulla da nascondere”, potrebbe domani non avere più “nulla da perdere”.