Julian Assange si imbarca su un volo dopo il rilascio dal carcere di Belmarsh.

Julian Assange, libero dopo oltre un decennio.

Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti, dichiarandosi colpevole di un’accusa di cospirazione per aver ottenuto e divulgato documenti classificati della difesa nazionale degli USA. La svolta è arrivata dopo un lungo processo di negoziazione internazionale e pressioni da parte di organizzazioni per i diritti umani, gruppi di difesa della libertà di stampa e governi di diversi paesi. Ma contiene anche un retroscena pericoloso.

Il patteggiamento

Questo patteggiamento con il Dipartimento di Giustizia gli permetterà di evitare il carcere negli USA e di tornare in Australia, suo paese natale.

Secondo l’accordo, i procuratori condanneranno Assange a 62 mesi, che corrispondono al periodo già trascorso in una prigione di massima sicurezza a Londra, mentre cercava di evitare l’estradizione negli USA.

Così, la pena sarà considerata estinta. Se i tribunali avessero giudicato colpevole Assange di tutti i 18 capi d’accusa del 2019, a 52 anni, avrebbe rischiato fino a 175 anni di carcere. L’accordo necessita ancora dell’approvazione di un giudice federale.

Julian Assange comparirà domani in tribunale sull’isola di Saipan nelle Isole Marianne Settentrionali, dal 1986 un “territorio non incorporato” degli USA la giurisdizione statunitense più lontana dalla terraferma USA e la più vicina all’Australia, per ammettere parzialmente la sua colpevolezza.

Un precedente rischioso

I funzionari di Saipan confermano per mercoledì 26 giugno  la presenza di Assange in tribunale, poiché è tenuto a dichiararsi colpevole di una serie di reati, anche se minori, contro di lui.

La questione è complessa: dichiarandosi colpevole di alcuni reati, seppur minori, Assange avallerà la posizione del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che considera un crimine la divulgazione di informazioni segrete.

In tal modo, il Dipartimento si nasconde dietro il paravento del Segreto di Stato, negando di fatto il diritto ai cittadini di tutto il mondo, di conoscere le eventuali malefatte dei loro governanti, anche quando queste informazioni sono di pubblico interesse.

Un precedente estremamente rischioso per il futuro del giornalismo investigativo. Un patteggiamento che contrasta con una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1971. In essa si che stabiliva la legittimità della rivelazione di materiale segreto, purché fatto nell’interesse generale.

L’accusa, il calvario e la scarcerazione

Assange, fondatore di WikiLeaks nel 2006, ha pubblicato documenti riservati su abusi di potere e violazioni dei diritti umani eseguiti in tutto il mondo. Le sue rivelazioni hanno scatenato un acceso dibattito sul diritto del pubblico a essere informato e sui limiti della trasparenza governativa.

In oltre un decennio di battaglie legali, detenzione e isolamento, Assange è diventato un simbolo per i difensori della libertà di stampa nel mondo.

Ma anche un bersaglio per il Dipartimento di Giustizia degli USA che desiderava mantenere segreti compromettenti. Nel 2012 Assange si rifugia nell’ambasciata ecuadoriana a Londra evitando l’estradizione negli USA. Nel 2019, le autorità lo hanno arrestato e incarcerato nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh.

Dopo un intenso e prolungato processo legale, il lavoro dei suoi legali guidati dalla moglie Stella, ha ottenuto il patteggiamento e la liberazione di Assange.

La sentenza ha riconosciuto il suo contributo alla libertà di informazione sottolineando le preoccupazioni per la sua salute e il trattamento subito durante la detenzione.

Attivismo e impegno sociale

Le campagne per la sua liberazione hanno visto il sostegno di giornalisti, attivisti, e cittadini di tutto il mondo. Numerose organizzazioni per i diritti umani hanno condannato le sue condizioni di detenzione, descrivendole come una violazione dei diritti fondamentali e della dignità umana.

Vedremo come tutto ciò influenzerà le future relazioni tra i governi e i media. Ma una cosa è chiara: il mondo ha assistito a un esempio potente di resistenza contro la censura e l’oppressione. Il padre ha dichiarato ai media australiani “Julian potrà godersi una vita normale con la sua famiglia e sua moglie Stella”. “Il suo calvario sta per finire”, ha dichiarato la madre di Assange, citata dai media australiani, aggiungendo che ciò dimostra il potere della diplomazia silenziosa.

26/06/2024
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