Il mercato globale del petrolio è controllato, oggi, dai 3 big dell’altissima finanza: BlackRock, Vanguard e State Street.
In Italia vi sono ancora catene distributive in cui la presenza italiana è rilevante: API, IP, ENI.
Da queste aziende, che sono il lascito di Enrico Mattei, passa la nuova rinascita dell’Italia; esse sono essenziali perché rappresentano una parte vitale della nostra sovranità energetica e della nostra economia.
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L’Italia in ginocchio
Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia versa in condizioni disperate. Una nazione priva di fonti energetiche e materie prime, con industrie e infrastrutture distrutte, gravata da enormi debiti di guerra e, di fatto, occupata da potenze straniere.
Il giovane Enrico Mattei
Enrico Mattei, figlio di umile famiglia marchigiana, inizia a lavorare come operaio nell’Italia fascista. Le grandi doti organizzative e strategiche lo portano, ancora giovanissimo, a divenire imprenditore e poi a ricoprire incarichi dirigenziali nell’industria italiana.
Vicino all’ambiente del cattolicesimo progressista milanese, Enrico Mattei è convinto della necessità di un ruolo statale all’interno dell’economia, per contenere i pericoli del liberismo. Allo scoppio della guerra civile, entra nelle formazioni partigiane e al termine delle ostilità fa parte della nuova classe dirigente a cui le potenze occupanti affidano l’Italia in “amministrazione controllata”.
Il liquidatore dell’AGIP
Quando Enrico Mattei viene nominato commissario straordinario con l’incarico di liquidarla, le attrezzature di ricerca dell’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP) e i pochi giacimenti di metano italiani sono nel mirino delle multinazionali petrolifere estere, che contano su un facile bottino.
I prezzi di acquisto stranamente favorevoli offerti dalle compagnie estere e le richieste di permessi di indagine per nuovi giacimenti, “casualmente” tutte vicino ai pozzi AGIP, insospettiscono Mattei, che interrompe i licenziamenti e la ristrutturazione. La posta in gioco è l’autonomia industriale ed economica per la ricostruzione dell’Italia, possibile solo grazie all’indipendenza energetica.
“La cosa più importante per un Paese, e cioè l’indipendenza politica, non ha valore, non ha peso, se non c’è l’indipendenza economica. Avere l’indipendenza economica significa avere il controllo delle proprie risorse.”
Il rilancio dell’AGIP
Dotato di finissimo intuito politico, Mattei sfrutta il cambio di governo per ottenere i permessi per nuove esplorazioni in Val Padana. Trova nuovi giacimenti di metano a Caviaga e Cortemaggiore, si moltiplicano i posti di lavoro e il governo finanzia ulteriori ricerche. Il 13 Giugno 1949 viene annunciato il giacimento petrolifero di Cortemaggiore. Quantità e qualità sono modeste, ma la notizia regala a Mattei un’autorevolezza mediatica e politica senza precedenti.
Il metano di Mattei
Il vero regalo di Enrico Mattei all’Italia è il metano. L’AGIP installa nuove condotte a ritmo continuo, portando la rete da 257 a 2064 km, e da 20 milioni di metri cubi di metano trasportati a 1 miliardo e 200 milioni. Energia a basso costo disponibile in larga parte del paese, il metano alimenta la ricostruzione dell’Italia.
La nascita dell’ENI
Il 10 febbraio 1953 viene istituita l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), un’azienda che raggruppa le partecipazioni di Stato nel settore idrocarburi, ma con l’autonomia di un’impresa privata. L’ENI ha l’esclusiva della ricerca in Pianura Padana e lungo la costa Adriatica, nonché della gestione della rete di metanodotti. L’obiettivo strategico è disporre di energia a prezzi competitivi e stabili.
L’istruzione secondo Mattei
Enrico Mattei, già affermato imprenditore, frequenta le scuole serali e si diploma come ragioniere. In numerosi discorsi pubblici Mattei ribadisce la centralità dell’istruzione nel rilancio dell’Italia e come strumento di elevazione dalla povertà e schiavitù per ogni essere umano.
L’ENI ha necessità di una classe dirigente agile e preparata. Mattei assume e forma in azienda in particolar modo gli ingegneri, scegliendo personalmente candidati dalle migliori università, e stabilendo come limite d’età i 35 anni. L’ENI diviene motore di ricerca e innovazione tecnologica, istituendo scuole di formazione per tecnici e dirigenti, portando l’Italia all’eccellenza nei settori petrolifero, petrolchimico e poi nucleare. Marchi come SNAM e Nuovo Pignone ancora oggi rappresentano eccellenze tecnologiche.
“Noi Italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità [..] Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani [..] è necessario studiare, imparare, conoscere i problemi [..] Abbiamo creato scuole aziendali per ingegneri, per specialisti, per operai, per tutti e dappertutto [..] solo nel gruppo ENI, circa 1300 ingegneri, 3000 tra periti industriali e geometri, 300 geologi, 2000 dottori in chimica, in economia e in legge, migliaia e migliaia di specialisti”
Il ruolo sociale dell’impresa
Enrico Mattei è precursore del ruolo sociale dell’impresa. Sotto la sua guida, l’ENI realizza cittadine e quartieri modello come Metanopoli, in cui i dipendenti hanno a disposizione alloggi, scuole, asili, servizi sportivi, biblioteche, teleriscaldamento, spazi verdi e ogni altro servizio necessario.
L’ENI è parte del gruppo industriale che ricostruisce e amplia le autostrade, sulle quali installa stazioni di servizio all’avanguardia, alimentate dalle proprie raffinerie e da una flotta di autobotti. Nel 1956 avvia la costruzione del complesso petrolchimico ANIC a Ravenna, per produrre gomma e fertilizzanti. L’ENI di Mattei dà lavoro e stabilità all’Italia, alimentando il boom economico.
La “formula Mattei”
I giacimenti di petrolio sono in mano a multinazionali estere e Mattei deve adattarsi, cercando accordi per comprare greggio dalle grandi compagnie. Contemporaneamente però, internazionalizza l’ENI attraverso collaborazioni con aziende estere, alleandosi con paesi produttori come Egitto e Iran.
Mattei propone condizioni innovative ed estremamente vantaggiose rispetto a quelle praticate dalle multinazionali concorrenti: chi sottoscrive accordi con l’ENI diventa operatore nel mercato petrolifero, non più colonia.
Con l’obiettivo di sottrarre l’Italia al sistema oligopolistico che regola il mercato energetico, L’ENI di Mattei investe anche in altre fonti energetiche, come il nucleare.
“Il fatto coloniale non è solo politico: è anche, e soprattutto, economico [..] Esiste una condizione coloniale quando il giuoco della domanda e dell’offerta per una materia prima vitale è alterato da una potenza egemonica [..] Io lotto contro il cartello non solo perché è oligopolistico, ma perché è malthusiano, e malthusiano ai danni dei Paesi produttori come ai danni dei Paesi consumatori. Il cartello è anglosassone”
Mattei sfida le “Sette Sorelle”
Le grandi multinazionali petrolifere Exxon, Shell, BP Chevron, Mobil, Gulf e Texaco detengono la maggior parte dei contratti con i paesi produttori e costituiscono un cartello, dominando il mercato. Mattei le battezza le “Sette Sorelle”
Non riuscendo a trovare un punto di incontro con le grandi compagnie petrolifere, l’ENI si rivolge a est: conclude un accordo con l’Unione Sovietica per una grossa importazione di petrolio, in cambio di prodotti industriali provenienti dall’ANIC di Ravenna e dalle industrie meccaniche SNAM e Nuovo Pignone. Le Sette Sorelle accusano Mattei di fare il gioco del comunismo internazionale, ma è protetto dalla sua intelligenza politica e dalla visibilità mediatica delle sue imprese.
L’ENI sotto la guida di Mattei continua a tessere una fitta rete di collaborazioni e relazioni con i paesi produttori in cui le Sette Sorelle hanno difficoltà ad operare per ragioni politiche: Cina, Algeria, Egitto e Nord Africa in generale. Sta inoltre per stringere un accordo con la ESSO, la compagnia più colpita dalla sua politica aziendale: lo scopo è avere il petrolio mediorientale e svincolare l’Italia dalla fornitura russa.
Nel 1962 il fondatore dell’ENI è in procinto di sedere al tavolo delle trattative alla pari con le Sette Sorelle. È inoltre in programma un viaggio negli USA, per un incontro con il Presidente (John Fitzgerald Kennedy) e il conferimento di una laurea ad honorem alla Stanford University.
La morte di Enrico Mattei
Aumentano però gli attacchi politici interni ed esterni, come gli articoli di Indro Montanelli dal Corriere della Sera e le minacce dell’O.A.S. (organizzazione paramilitare clandestina francese) a causa dei rapporti di Mattei con i ribelli algerini (il FLN).
Il 27 ottobre 1962, l’aereo privato dell’ENI con cui Mattei rientrava da Catania, esplode nel cielo di Bascapè. La commissione d’inchiesta istituita chiude le indagini nel marzo 1963 con la conclusione di un tragico incidente, ma i dubbi sulla dinamica dell’incidente restano. Alla sua morte la rete italiana di metanodotti con i suoi 6.000 km è la più estesa d’Europa e la terza al mondo.
Un mistero solo parzialmente risolto
La frettolosa eliminazione dei rottami dell’aereo, la cancellazione dei nastri delle testimonianze degli abitanti del posto, gli strani “benefici” concessi ad alcuni testimoni, le incongruenze della scena dell’incidente (frammenti bruciati sparsi a distanze notevolissime) non consentono di mettere la parola “fine” sulla morte di Enrico Mattei.
Nel 2003 il magistrato Vincenzo Calia, indagando sul rapimento e l’eliminazione del giornalista Mauro De Mauro, scopre elementi che riaprono il caso. La nuova perizia tecnica viene effettuata su uno dei pochi pezzi non rottamati: viene accertato lo scoppio dell’aereo durante il volo, dovuto a una modesta carica di tritolo. I colpevoli non sono mai stati individuati. Nella sentenza il magistrato non lascia dubbi sul fatto che la complessità della preparazione dell’attentato e la lunga sequela di depistaggi e manipolazioni poi, indicano che gli autori devono aver avuto quanto meno l’appoggio e la fattiva collaborazione di “uomini inseriti nello stesso ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilità non di secondo piano” e la responsabilità “non può essere ascritta esclusivamente a gruppi criminali, mafiosi, economici, italiani e stranieri, a “sette sorelle” o servizi segreti di altri Paesi”.
Particolarmente controversa è la figura di Eugenio Cefis. Legato ai servizi segreti italiani e statunitensi, indicato come possibile fondatore della loggia P2, ricopre ruoli dirigenziali in AGIP e SNAM. Nel 1962 è vice direttore generale dell’ENI, per divenirne poi vicepresidente esecutivo con pieni poteri alla morte di Mattei. È lui a ordinare l’eliminazione dei rottami dell’aereo.
Libri consigliati:
Il caso Mattei – di Vincenzo Calia e Sabrina Pisu – Chiarelettere: 2020
Ho ucciso Enrico Mattei – Federico Mosso – Arianna Editrice: 2021